Un’alba sull’isola esotica

Il ragazzo alla pari

Le avventure estive del giovane Angelo, alle prese con la bella signora matura che lo ospita come ragazzo alla pari.


Il mio nome è Angelo, e nel mese di giugno mi sono trasferito a Phuket per un paio di settimane come ragazzo alla pari da una donna più anziana e molto sexy, che conosco da quando da bambino venivo in vacanza con i miei genitori.

Il nostro rapporto era stato da subito qualcosa di molto più di inquilino e padrona di casa, molto per così dire…soddisfacente e molto meno innocente.

Dopo un fantastico bagno serale insieme e una rotolata mattutina tra le lenzuola, scoprii le fantastiche capacità di Janette di succhiare i cazzi.

Quella mattina in particolare cercai di lavorare un po’, ma Janette aveva altre idee. Dopo le acrobazie tra le lenzuola Janette si riaddormentò e io rotolai piano dal letto.

Nudo, con il mio cazzo semiduro che mi schiaffeggiava sulle cosce, attraversai la mia camera da letto, afferrai l’asciugamano e le mutande fresche e scesi le scale sul retro della cucina.

La doccia e la biancheria erano in una piccola stanza appena fuori dalla cucina. Aveva anche una porta che dava sul cortile sul retro. Chiaramente, una volta che avessimo avuto ospiti in casa, non avrei potuto certamente correre così nudo per casa.

Inoltre, dato che mi radevo solo una volta ogni tre giorni, avevo lasciato il mio kit da barba nel bagno al piano superiore.
Feci una doccia e tornai brevemente nella stanza per prendere i miei abiti da lavoro. Preparai una rapida scodella di cereali e mi misi al lavoro.

In termini di tempo, sarebbe stata una giornata all’insegna dello spasso con un po’ di tempo pomeridiano in spiaggia. Volevo passare qualche ora al lavoro che dovevo fare alle finestre. Il ripristino delle vecchie finestre era il motivo per il quale ero lì.

Mi ero sistemato nel cortile laterale e mi misi subito al lavoro smantellando una finestra. Fortunatamente, le finestre erano state ignorate per così tanti anni che la maggior parte del vecchio mastice mancava già.

Il mio banco da lavoro era una vecchia porta che si apriva su due cavalletti. Appoggiandomi ad una finestra e perso nel mio lavoro, stavo ascoltando il mio rock favorito nelle cuffie da un piccolo riproduttore tascabile.

Fui sorpreso quando Janette si avvicinò di soppiatto e mi afferrò da dietro.
Beh, dovrei dire che mi afferrò il cazzo da dietro.
Fu del tutto inaspettato e onestamente mi spaventò a morte.

Girandomi velocemente, feci cadere i miei attrezzi e mi tolsi gli auricolari dalle orecchie, esclamando a gran voce: “Ma che diavolo…?”
Trovò la mia reazione totalmente esilarante. Non ero molto divertito, ma alla fine ci siamo fatti una bella risata.

Una volta riavuta la mia compostezza, entrai nel suo spazio.
Mi tirò verso di lei e mi sussurrò all’orecchio: “Angelo, non ne ho ancora abbastanza di te!”

Ero scioccato ma mi resi conto che era meglio che mi abituassi a questo, quindi le risposi in modo seducente: “Ed esattamente quale parte di me ti manca?”

“Non fare il timido con me, Angelo. Penso che tu sappia esattamente quello che voglio..”
“Ho un’idea piuttosto chiara. Dove lo vuoi esattamente adesso?”

Mi girò e mi spinse verso il piccolo ponticello nel giardino posteriore.
Il ponticello era a pochi centimetri da terra ed era completamente nascosto dalla strada. Le case vicine, tuttavia, erano vicine su tutti e tre i lati, anche se i cortili erano ben protetti da grandi arbusti.

La vicinanza delle case non sembrava affatto avere effetto o influenza sulle azioni di Janette. Nel giro di pochi secondi, mi sfilò la maglietta dalla testa, la gettò nei cespugli e mi slacciò la cintura.

Abbassandomi la cerniera, mi infilò la mano sinistra dentro i jeans. Attraverso il tessuto delle mie mutande mi afferrò il cazzo, che Continua a leggere…