La casalinga impegnata nelle pulizie di casa e il suo divertimento pomeridiano con il grosso cazzo nero.
Elena era in cucina quando le sembrò di sentire un rumore proveniente dalla porta sul retro. Il suo cuore sussultò. Si guardò intorno per assicurarsi che tutto fosse apposto. Si affrettò in camera da letto per darsi una controllata allo specchio.
Aveva un abito bianco a pois con una fascia rossa di seta. Girò un po’ di volte su se stessa per vederlo roteare. Indossava anche i guanti bianchi. Aveva i capelli raccolti, un rossetto rosso rubino e una collana di perle.
Si precipitò nel suo pulito e spolverato soggiorno e afferrò il suo spolverino a piuma per iniziare a spolverare di nuovo. Sentì nuovamente quel rumore. Il gatto miagolò mentre passeggiava in cucina.
Sospirò, nervosa e annoiata dall’attesa. Scandagliò tutta la sala con il suo spolverino di piume, respirando il fresco profumo di lavanda che aveva spruzzato e inondava la casa.
La sala era bella luminosa e si soffermò a odorare la composizione floreale al centro del tavolo. Fece un giro per la casa a controllare che tutte le porte fossero chiuse e sentì ancora il rumore. Veniva sicuramente dalla porta sul retro.
Iniziò a respirare affannosamente, ma col sorriso sul viso. Sventolò la mano guantata sul viso facendosi aria. La porta sul retro si aprì. Lei era vicino alla cucina e si congelò mordendosi il labbro.
La porta sul retro si aprì e scricchiolò. Sentiva rumore di passi avvicinarsi e strisciare nella casa. Fece un passo indietro e lo vide. Era vestito di nero con un passamontagna.
“Oh mio Dio!“, urlò con la mano sul petto mentre cercava un appoggio.
“Ah eccoti qui” disse l’uomo aggirandosi verso di lei.
“Chiamerò la polizia” disse lei, voltandosi per correre, controllando se lui la seguiva. Fu su di lei in un attimo e la prese tra le braccia sollevandola da dietro. Le sue gambe scalciavano per aria, ma lui aveva una buona presa.
“Ohhh” gridò lei “Oh nooo“… “Oh si“, rispose lui.
Riuscì a liberarsi e corse in salotto agitando le mani per aria.
In un attimo fu di nuovo su di lei afferrandola in un colpo. Lei si difese stavolta. Schiaffeggiava le sue mani con i guanti bianchi contro la camicia nera ma senza risultato.
Poteva vedere solo gli occhi e le sue labbra carnose attraverso il passamontagna. “Sei un animale!“, gli urlava contro. “Ti farò mia, brutta cagna in calore“, le ringhiava addosso. “Oh, Dio noooo…“, piagnucolava.
In un secondo la gettò sul divano. Si rifugiò su se stessa, tirandogli cuscini piagnucolando e ansimando. Lui le si gettò addosso afferrandole la camicia. Lui si fermò per togliersi la maglietta, rivelando un petto massiccio e muscoloso. Lei iniziò a graffiarlo e colpirlo, ma lui con forza le afferrò entrambi i polsi e la legò mentre con l’altra mano si slacciava i pantaloni.
Le gambe si stavano contorcendo contro le sue e con una mano la schiaffeggiò in viso. Le afferrò i capelli e le diede uno schiaffo leggero. Elena era già Continua a leggere…